Il Cannibalismo delle corporazioni

CannibalismoSe Syngenta ha respinto per la seconda volta la Monsanto e anche la società cinese di pesticidi ChemChina perché vuole più soldi, due altri giganti, DuPont (padrona di Pioneer) e Dow Chemicals, hanno deciso di fondersi in dicembre 2015.

I piani delle multinazionali sono indirizzati sempre di più a tentare di controllare i settori chiave  e sempre più ampi della produzione alimentare.

Nel 1981, il Gruppo ETC (poi RAFI) denunciava che le società agrochimiche stavano comprando i semi, e che il loro obiettivo era quello di sviluppare colture che tollerassero i tossici prodotti dalle loro società, per creare la dipendenza degli agricoltori e vendere più veleni, il loro business più redditizio.
A quel tempo vi erano nel mondo più di 7000 aziende produttrici di sementi commerciali, la maggior parte familiare, e nessuna controllava l’1 per cento del mercato; 34 anni più tardi, sei multinazionali controllano il 63 per cento del mercato globale delle sementi e il 75% il mercato globale dei pesticidi.

Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow, Bayer e Basf, tutti produttori di veleno, sono i 6 giganti  che controllano pesticidi, semi e il 100 per cento degli OGM agricoli, che è la più chiara espressione della fusione di entrambi i business.

Monsanto insiste con  Syngenta perché ha disperatamente bisogno di accedere a nuovi pesticidi, dato che il suo prodotto di punta, il glifosato, è in crisi. In due decenni di OGM, l’uso massiccio di  glifosato ha generato 24 erbe infestanti resistenti, che provocano enormi problemi agli agricoltori.

L’aumento del cancro, di aborti e malformazioni neonatali nelle zone coltivate con OGM in Argentina, Brasile, Paraguay è di proporzioni epidemiche.  Il fatto che i figli dei contadini muoiono non sembra avere importanza per la Monsanto, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato nel 2015 che il glifosato è cancerogeno per gli animali e probabilmente anche per gli esseri umani, e questo è stato un colpo.

Il glifosato inventato da Monsanto è il pesticida più venduto nella storia dell’agricoltura.
Solo per le culture OGM di mais e la soia, il suo uso è aumentato di 20 volte negli Stati Uniti in 17 anni, cifre  simili in Brasile e Argentina; e 10 volte a livello globale.
Ma il business del glifosato è in declino: nel 2013, il mais OGM tollerante al glifosato ha rappresentato il 44 per cento delle sue vendite totali.

Per questo Monsanto chiede con urgenza che la sua semina sia  autorizzata in Messico, il quale non ha bisogno di piante OGM per il suo consumo, in quanto produce più di due volte della sua domanda interna per il consumo umano. Se il Messico importa mais, nonostante questo, è solo perché è un business conveniente per le multinazionali dell’allevamento degli animali in cattività (soprattutto polli e suini).

Anche se la Monsanto è il caso più evidente, tutti i giganti degli OGM hanno le stesse intenzioni, con altre sostanze chimiche anch’esse altamente tossiche.
Pertanto, in aggiunta a queste fusioni che monopolizzano enormi percentuali di ogni categoria; emergono nuovi scenari aziendali che entrano nel gioco di altri settori, come le  transnazionali di fertilizzanti e macchine agricole.

Secondo le vendite del 2013, il mercato globale delle sementi è stata di 39 miliardi di dollari , quello dei pesticida di 54, quello dei macchinari agricoli 116 e quello dei fertilizzanti 175.

La tendenza sembra essere che gli ultimi due ingoieranno i primi due, creando uno scenario di ulteriori grandi controlli oligopolistici.
Ad esempio, la transnazionale dei macchinari agricoli John Deere ha contratti con 5 dei 6 giganti OGM per aumentare le proprie vendite tramite polizze assicurative che condizionano  gli agricoltori ad usare i loro semi, pesticidi e macchinari.

Se saranno consentite queste fusioni, andremo verso nuovi oligopoli che controlleranno  sementi, varietà, pesticidi, fertilizzanti, macchinari, satelliti, dati informatici e assicurazioni.
E che danneggeranno, contaminandole o in altro modo, le opzioni reali per il cibo e il clima: la     produzione contadina, decentrata, diversificata, con semi propri, cioè quelli che già alimentano la maggior parte della popolazione e raffreddano il pianeta.

Silvia Ribeiro è ricercatrice del del Gruppo ETC – www.etcgroup.org
Estratto (traduzione di Antonio Lupo)
http://www.alainet.org/es/articulo/174521

Comments are closed.