Ancora un muro contro i profughi

Ancora-un-muroAncora immagini della miseria umana. Migliaia di siriani in fuga da Aleppo dove infuria la guerra si accalcano contro la frontiera turca chiusa per decisione del governo di Ankara. La Turchia vuole costruire un altro muro  nell’unico tratto di frontiera a nord di Aleppo liberato al controllo dell’Isis.

I 3 miliardi di euro dati dall’Unione europea alla Turchia per bloccare i profughi hanno così trovato l’impiego più drammatico che l’Unione stessa poteva facilmente immaginare.

Il despota Erdogan, dopo aver foraggiato l’Isis con soldi, armi e combattenti in arrivo dal Golfo e dall’occidente e aver contrabbandato il petrolio estratto nello «stato islamico»,  non poteva sottrarsi, essendo membro della Nato, ad aderire alla coalizione anti-Isis;  ma solo per bombardare i kurdi,  e ora riducendo i profughi a topi in trappola, con i soldi dell’Unione europea.

L’ipocrisia dell’Europa non ha limiti.

Chiude gli occhi di fronte ai drammi più atroci, di cui è stata artefice, per non assumersi le responsabilità.

Si continuano a creare mostri che sfuggono di mano, l’elenco è lungo da Osama bin Laden fino ad al Baghdadi.

È paradossale che l’Europa offra ora sostegno politico e finanziario ad Ankara, dopo aver continuamente rinviato l’entrata della Turchia nella Ue a causa della violazione dei diritti umani, proprio nel momento in cui il regime autoritario di Erdogan mostra il peggio di sé.

Una scelta scellerata che ricadrà sulle nostre coscienze, perché non tutti i profughi potranno morire di fame e di stenti, non tutti i bambini potranno essere lasciati annegare in mare, il fascismo che serpeggia in Europa e nel Medio Oriente finirà per provocare una ribellione che travolgerà i benpensanti, gli indifferenti e i razzisti.

A quel punto l’Europa, se ancora esisterà, dovrà scegliere da che parte stare, se diventare un luogo di accoglienza e di convivenza di popoli con culture diverse o arroccarsi in un fortino nel deserto.

Abbattere i muri, liberare le frontiere, ridare dignità alla vita delle persone è la traccia del possibile cambiamento.

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