Avanti in marcia.
Nella giornata di lotta per i migranti, i rifugiato e gli sfollati del 18 dicembre celebrata in tutto il mondo, anche a Milano persone che non credono nei miracoli ma nella lotta per giustizia, hanno marciato affermando un tempo ed uno spazio delle parole che prendono corpo e non rimangono prive di senso: un fastidio anche per chi le ascolta.
Ieri ho provato a cercare tra le pagine dei giornali la notizia che mi conviene e ne ho trovate tante, tante diverse che mi appartengono, tutte maledettamente vere: guerre, massacri, violenze, disastri ambientali, speculazioni, inquinamenti, cibi alterati, patologie quasi naturali, ruberie, ingiustizie, precarietà, miserie, i costi, i saldi, …, e poi le politiche, i politici delle politiche, … e ancora le crisi, l’economia, l’economia della finanza, …, fino ai terrorismi, le invasioni dei migranti, le paure del terrore, … e su tutto questo immane mondo del reale, il privato esclusivo, l’«indifferente».
Non ho potuto fare a meno di cercare nel silenzio le ragioni per le quali mi sono sentito … solo.
Tra le produzioni selvagge e incontrollate che governano la vita, l’indifferenza è il prodotto più a buon mercato che attraversa il tempo disilluso delle diverse pratiche che accompagnano e accomunano le vite indolenti.
Nessun essere vivente deve rimanere solo, oppresso dalle violenze, più o meno razziste; nessun essere vivente deve essere privato della dignità, soffocato dalla miseria, respinto dall’arroganza politica e dall’ingiustizia economica.
Ogni parola, ogni tempo, ogni spazio può essere liberato alla giustizia, alla sovranità del bene comune: coniugare le lotte contro il cannibalismo selvaggio del consumismo, della proprietà di sé, del solidarismo che appaga le coscienze che si erge a pietà delle miserie altrui.
Sarà anche bello ricordare e ricordarsi semplicemente umani, percorrere piccoli gesti di pace, liberare la fantasia al piacere del dono, una pratica tanto preclusa.
E c’è chi nel dono insorge!
“Woman Wage Peace” – Donne che fanno la Pace
Nel silenzio più totale dei media dal 4 al 19 ottobre 2016, 4 mila donne ebree, musulmane e cristiane, hanno realizzato la “Marcia della Speranza“: 200 chilometri percorsi dal Nord di Israele fino a Gerusalemme – Palestina dove la guerra c’è – una guerra che continua da decine di anni a massacrare innocenti.
La “preghiera delle madri” era l’inno della marcia: un invito ripetuto in ebraico, in arabo e in inglese “a sedersi tutte insieme, ad abbattere i muri della paura, ad aprire le porte…”
Vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=YyFM-pWdqrY
Grazie alle “Donne che fanno la Pace” possiamo ancora lottare per un mondo in cui le guerre muoiano e viva la giustizia; possiamo ancora marciare liberi nelle diversità che ci comprendono e dai privilegi che ci inibiscono.
In marcia! Che la Politica sia con noi.
Resistenti all’indifferenza: noi, loro, insieme: la marcia travolgerà le frontiere, i muri, ogni ostacolo, e ci renderà liberi e accoglienti.
—————-
«Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono!» (Malcom X)