La nuova enciclica sull’ambiente: una lettura di parte

Nell’ampio dibattito suscitato dall’uscita dell’enciclica papale “Laudato si’”, anche ARPAT vuole inserirsi, andando a guardare quegli aspetti che più parlano al Sistema delle agenzie ambientali. Benché infatti il documento abbia un respiro ed un obiettivo assai più alto ed ampio dell’approccio alla tutela dell’ambiente proprio di una ARPA, l’enciclica ha tuttavia suscitato grande attenzione e dibattito anche perché caratterizzata da una concretezza di implicazioni estranea a documenti analoghi precedenti. Per questo ci permettiamo quindi di farne una lettura, molto di parte, per leggere quegli elementi che si rivolgono al mondo delle Agenzie ambientali. Noi ne abbiamo individuati tre, in particolare.

L’educazione dei cittadini
Tra i motivi che impediscono di trovare ed intraprendere strade e soluzioni ai problemi ambientali, il documento individua l’importante ruolo e responsabilità individuale, in quegli atteggiamenti generalizzati che vanno dalla negazione del problema, all’indifferenza, alla rassegnazione, alla “fiducia cieca nelle soluzioni tecniche” [14]. La diffusione di una cultura ambientale si rende necessaria, perché non si può “pensare che i programmi politici o la forza della legge basteranno a evitare i comportamenti che colpiscono l’ambiente” [123]. Perché una norma produca effetti rilevanti e duraturi è quindi necessario che i cittadini l’accettino a partire da motivazioni profonde ed adeguate. E queste motivazioni non possono che nascere da un’educazione alla responsabilità ambientale nelle azioni quotidiane, educazione che quindi sia in grado di generare uno stile di vita che abbia un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente.

Ecco che possiamo qui riconoscere l’importante ruolo dell’educazione ambientale, svolta da molte Agenzie ambientali sul territorio nazionale. ARPA Toscana, che non ha tra le sue competenze questa funzione specifica, ha invece tra i suoi compiti istituzionali l’attività di diffusione della conoscenza ambientale: l’Agenzia raccoglie infatti ogni giorno una grande quantità di dati, attraverso il monitoraggio dello stato dell’ambiente il controllo sulle fonti di pressione sull’ambiente e le attività di supporto tecnico-scientifico alle amministrazioni locali, e li mette a disposizione di tutti, sia in forma grezza che in report commentati, garantendo così un’informazione ambientale oggettiva che riteniamo concorra significativamente alla formazione di una consapevolezza personale e civica che possa stare alla base di qualsiasi azione, scelta ed impegno, anche individuale.

Il sistema dei controlli
Il documento del Papa non risparmia però anche chi deve sviluppare politiche e incentivare tecnologie più rispettose dell’ambiente ed anche chi deve controllare: partendo dal “profetico” vertice di Rio de Janeiro [167], Bergoglio riconosce come gli accordi ivi definiti abbiano avuto un basso livello di attuazione per la mancata definizione di adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze.

Gli argomenti richiamano naturalmente le Agenzie su una delle loro funzioni centrali che è quella del controllo. La richiesta, avanzata anche dal Papa, di affiancare controlli efficaci alle politiche ambientali perché siano credibili, rafforza la convinzione con la quale il sistema nazionale di protezione dell’ambiente sta lavorando a strumenti condivisi di pianificazione mirata del controllo ed è di stimolo a rafforzare l’impegno a rendere l’attività ispettiva sempre più efficace ed omogenea sul territorio nazionale.

L’indipendenza e trasparenza dei percorsi decisionali
La responsabilità politica è richiamata anche nel tema della partecipazione: lo studio e la previsione infatti dell’impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali e dei progetti richiede processi indipendenti (da pressioni economiche o politiche), interdisciplinari, trasparenti e sottoposti al dialogo. “In ogni discussione riguardante un’iniziativa imprenditoriale – si legge nel testo – si dovrebbe porre una serie di domande, per poter discernere se porterà ad un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà?” [185].

Anche questo tema chiama le Agenzie ambientali in causa in maniera centrale, per il loro ruolo di soggetto chiamato ad essere trasparente ed indipendente a garanzia dei percorsi decisionali. Su questo fronte, circa un anno fa, un tavolo tecnico paritetico fra Agenzia e RSU ha formalizzato un documento condiviso in cui si proponeva proprio una revisione della Legge istitutiva che, tra le varie cose, prevedesse per ARPAT piena autonomia nello svolgimento del controllo e del monitoraggio per tutte le matrici ambientali a rafforzamento del suo ruolo di soggetto terzo.

Un ultimo argomento di riflessione che possiamo leggere nel documento e ricondurre ad almeno due degli elementi che abbiamo sopra tracciato, lo riscontriamo in quell’invito diffuso che il Pontefice fa ad avviare e portare avanti valutazioni e discussioni (scientifiche e politiche) approfondite e sincere che non si limitino a “considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione” [183]. Un invito che ci sentiamo di aver condiviso nell’impegno a non fare mai della norma un alibi per nascondersi nel formalismo burocratico pur di sottrarsi all’assunzione di responsabilità che ci è chiesta per svolgere una valutazione competente e sostanziale degli impatti ambientali delle situazioni che dobbiamo esaminare.

www.arpat.toscana.it

21/7/2015

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