La salute è un diritto costituzionale, non un affare per privati interessi

Sanita-lombardaLo spazio del salone della Biblioteca non è stato sufficiente a contenere le persone intervenute alla pubblica assemblea per informarsi e capire la cosiddetta Riforma sanitaria che intende imporre la Giunta della Regione Lombardia per 3.350.000 malati cronici.
(Vedi volantino)

Assemblea-1

Due gli aspetti fondamentali messi in luce dai relatori.

Fulvio Aurora di Medicina Democratica ha documentato le ragioni per le quali Medicina Democratica e la maggioranza dei sindacati medici hanno fatto ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo) per chiedere la sospensione delle Delibere Regionali inerenti la riforma sanitaria in quanto contrastanti i dettati costituzionali (Art. 32 e 33 della Costituzione), i principi costitutivi della Legge Nazionale di Riforma Sanitaria (N.833 del 1978) e della stessa Legge Regionale di attuazione del 2009 attualmente in vigore.

Un vero problema politico che sottende un disegno preciso già iniziato da Formigoni e ora portato avanti dalla Giunta Maroni, per una sanità, cura dei malati, in mano ai privati.

Basti pensare che dei 25 miliardi di bilancio complessivo della Regione Lombardia, circa il 70% è la spesa per la sanità.
Si sta parlando di una “torta”  di oltre 17 miliardi, molto appetibile dai privati interessi.

La Lombardia è la regione con la maggiore porzione di spesa dedicata ai rimborsi verso i privati (il 30% della spesa totale).

Assemblea-2 

Vittorio Agnoletto, medico, entrando nel merito dei deliberati della Giunta Maroni, ha sottolineato con puntualità le anomalie procedurali dei decreti che momentaneamente riguardano 3.350.000 pazienti con patologie croniche, i quali riceveranno una lettera dalla Regione che li chiamerà a  scegliere tra rimanere con il proprio medico di base o scegliere ungestore“.

Ilgestoreè una società privata accreditata che dovrà fare un “Patto” (con valenza annuale) con ogni paziente: dovrà garantire le cure previste dai capitolati definiti dalla stessa Regione, attraverso propri medici, a secondo delle erogazioni economiche che la Regione deciderà per le diverse patologie.

Appare subito una prima evidenza: un ente privato accreditato, pur attenendosi alle convenzioni, non lavora a gratis, agirà quindi per convenienza.

Una seconda è stata riscontrata nella lettura delle prestazioni previste per una patologia: molte prestazioni risultano non corrispondenti, mentre altre necessarie non vengono previste.

Inoltre si rileva un grande pasticcio tra le prestazioni dovute dal “gestore” e altre che dovrebbero essere prescritte dal medico di base in quanto non contemplate dal “Patto” con il “gestore“, che però non avrà più la possibilità di accedere alle cartelle cliniche del proprio paziente.

Le numerose casistiche spiegate con lucidità dal medico Vittorio Agnoletto hanno messo in evidenza i gravi problemi della gestione di questa riforma, soprattutto le difficoltà per i pazienti.

Ci siamo ripromessi di ritornare nel merito anche preparando un prospetto illustrativo da divulgare affinché ciascuno sia  consapevoli della scelta a cui sarà chiamato a fare a seguito dell ricevimento della lettera da parte della Regione Lombardia. Vedi: Schema riassuntivo Riforma Lombardia

Anche il medico di base può diventare “gestore”, consociandosi con altri medici in forma cooperativa o societaria: solo il 24% dei medici di base della città metropolitana milanese ha fatto la scelta di diventare “gestore“, in tutta la Lombardia la percentuale è del 40%.

L’assemblea che si è dovuta chiudere nonostante il grande interesse per ragioni di tempo, si è espressa di non scegliere il “gestore” ma di rimanere con il proprio medico di base.

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