Nel Mediterraneo un’inarrestabile strage

La prima ragione che porterà alle urne gli elettori e le elettrici alle elezioni europee di maggio è l’immigrazione
Bisogna avere consapevolezza che parlare d’altro o scimmiottare le destre non serve a sottrarre consensi alle forze razziste.

Secondo l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno i morti accertati sono stati 311 ai quali vanno aggiunti i 643 scomparsi.

Persone private di soccorso, sacrificate a una cinica propaganda che purtroppo produce consenso.

UN NUMERO certamente inferiore alla realtà, visto che nella frontiera più letale del mondo non c’è quasi più nessuno a documentare e a soccorrere.
Anche per questa ragione la missione di «Mediterranea» deve andare avanti e va rafforzata comedare visibilità e coraggio all’Italia che non si arrende alla cultura della morte e che crede nei principi della Costituzione.

Se novecentocinquanta sono i migranti che hanno visto infrangersi le proprie speranze di vita davanti ai tanti muri che oramai rappresentano la principale caratteristica dell’identità europea, altri 996, sono stati i “salvati”, riportati indietro dalla cosiddetta guardia costiera libica.
Uomini, donne e bambini condannati a un destino di torture, violenza e morte come hanno documentato le Istituzioni Internazionali.

Nei primi tre mesi dell’anno, in Italia sono arrivate via mare poco più di 500 persone.
La piccola Malta, nello stesso periodo, ha accolto, in percentuale alla popolazione, circa mille volte in più del nostro paese.
Negli stessi mesi sulle coste di Grecia e Spagna sono sbarcati in tutto quasi 14 mila migranti.

INTANTO aumentano i disastri ambientali, le persecuzioni, i conflitti, di cui spesso responsabili o mandanti sono proprio i governi europei.

Dei circa 70 milioni di esseri umani che nel mondo sono costretti a fuggire dalle proprie case, in Europa ne arriva una piccolissima parte e tuttavia su di essi si accanisce la destra xenofoba.

In Italia il razzismo è certamente la stella polare del governo a trazione leghista, ma è anche stato, in questi anni, un tratto fondamentale delle politiche dei governi democratici e socialisti europei.
Sono almeno vent’anni che governi di segno opposto producono riforme legislative che vanno nella stessa direzione, sottraendo diritti agli stranieri.

Se da un lato c’è Salvini che propone la ricetta prima gli italiani, dall’altro si persevera nel pensare di ridurre lo spazio delle destre cavalcando una sorta di razzismo democratico, giustificato da più “nobili” motivazioni, come quella di combattere i trafficanti per poi arrivare alla più recente legge Orlando-Minniti, un obbrobrio giuridico che ha sottratto garanzie a uno dei gruppi più vulnerabili del pianeta: i richiedenti asilo.

C’è un Paese migliore di quello rappresentato da questo governo ma c’è bisogno di connettere tutte le realtà che reagiscono e che non si arrendono all’egemonia culturale della destra.

Bisogna lavorare per costruire un’ampia alleanza sociale per i diritti, sfidando senza ambiguità la destra su questo terreno e alzando la voce contro chi oggi cerca di cancellare secoli di civiltà giuridica e di conquiste proprio sul terreno dei diritti umani.

Serve un’iniziativa che abbia continuità, larga e plurale, chiaramente antirazzista, che rappresenti una alternativa culturale, prima ancora che politica.
Un’alleanza che dia voce ai protagonisti: alle persone di origine straniera; a tutti quegli uomini e quelle donne che vedono ridursi diritti, libertà, opportunità d’integrazione ed emancipazione; ai giovani di origine straniera che, come i loro coetanei italiani, saranno costretti a lasciare un Paese che li respinge, li discrimina e li criminalizza.
Un’alleanza che abbia la nostra Costituzione come principale punto di riferimento e riparta da questi giovani per costruire il futuro.

Da uno scritto di Filippo Miraglia  vicepresidente dell’ARCI

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