Non solo ambiente, anche sviluppo sostenibile
A Marrakech in Marocco alla conferenza mondiale sul clima Cop 22, sono arrivate le intenzioni politiche di Trump in materia di clima e ambiente che sembra voler accreditare Myron Ebell al vertice dell’Epa – Agenzia Usa di Protezione ambientale, che appartiene alle fila dei negazionisti in tema di cambiamenti climatici, ed avrà il compito di smontare il Piano di Azione climatica voluto dall’amministrazione Obama.
Va comunque tenuto presente che le politiche energetiche di Obama negli ultimi 8 anni sono state politiche che non hanno minimamente scoraggiato l’utilizzo delle fonti fossili.
Anche se il Governo degli Stati Uniti ha aderito all’Accordo di Parigi, la politica di Obama è decisamente finalizzata agli interessi nazionali, alla ricerca dell’autosufficienza in materia energetica. Lo dimostrano i grandi investimenti (1000 miliardi di $) per le sabbie bituminose di Alberta in Canada, e ancora per estrarre petrolio e gas dalla frantumazione idraulica delle rocce (fracking).
L’accordo di Parigi è stato molto magnificato in realtà l’accordo è stato raggiunto con i presupposti di mantenere la situazione così come, cioè non mettere i bastoni alle grandi industrie energetiche.
Ne è prova la presenza pesante e sconcertante, ai tavoli negoziali, dei rappresentanti delle lobbies dell’energia fossile. Tra esse spiccano Chevron, Shell, Total, ExxonMobil e Glencore, aspramente criticata dalle Ong e dai movimenti ambientalisti.
L’Italia è arrivata al vertice di Marrakech con il ministro Galletti con una delegazione di 44 ma con una politica che smentisce la volontà reale espressa con la sottoscrizione dell’accordo di Parigi.
l’Italia infatti continua a puntare sulle energie fossili, ne sono prova le due nuove concessioni di trivellazioni nell’adriatico in un’area di 30.000 km2 e nello Ionio a sud della Sicilia in un’area di 4000 km2. Inoltre sta imponendo alle regioni la costruzione di 8 nuovi inceneritori che secondo i calcoli immetteranno nell’ atmosfera 1.500.000 ton di CO2.
Nonostante stia pagando caro e in modo crescente l’imprevedibilità degli eventi climatici: 174 morti e danni per 2 miliardi di dollari
La Banca Mondiale stima che le calamità naturali causate dal disordine climatico costano 520 miliardi l’anno (e colpiscono i più poveri)
E’ notizia di ieri – 15 novembre 2016 – che Teheram ha chiuso le scuole per inquinamento.
OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): ogni anno nel mondo sono 250.000 i morti per il clima.
In ogni modo, quanto previsto attualmente non risulta sufficiente a garantire il raggiungimento degli obiettivi contenuti all’art.2 dell’Accordo: secondo l’Agenzia Onu per l’Ambiente, con gli impegni attualmente fissati i gas serra raggiungerebbero le 54-56 Gton di Co2 al 2030 e porterebbero lo scenario climatico ad un aumento di temperatura dai +2,9 ai +3,4°.
Nel mentre i mari si alzano di 3 millimetri ogni anno.
La desertificazione minaccia un quarto delle terre del pianeta e un miliardo di persone allocate in circa 110 paesi.
Ma è in Africa che si registra la situazione più drammatica.
Il continente Africano, responsabile solo del 3% della produzione di CO2, è quello che più drammaticamente soffre gli impatti dei cambiamenti climatici in termini di siccità, desertificazione, perdita di biodiversità la prospettiva per l’Africa è un aumento di 3-4 gradi di temperatura.
Le terre diventano sempre meno adatte alle coltivazioni. A causa delle minori rese agricole si stima un aumento tra i 35 e i 122 milioni di persone in condizioni di povertà estrema, costrette a scappare da condizioni ambientali e climatiche non più compatibili con la vita umana.
Oltre a guerre, persecuzioni e conflitti, I cambiamenti climatici hanno assunto un ruolo determinante tra le cause ambientali di migrazione. Nel 2015 su 27,8 milioni di sfollati interni, 14,7 milioni sono stati determinati da eventi climatici estremi
I disastri naturali sono stati determinati per il 90% da eventi climatici estremi.
E ancora oggi l’82% dell’energia prodotta è ancora originata da fonti fossili.