NOVEMBRE: La settimana dei morti
Il primo di novembre si commemorano i santi: sono morti che pochi ricordano.
Il 2 di novembre è il giorno dei morti. I cimiteri si riempiono di gente: si riordinano le tombe, si dispongono nuovi fiori; molti bisbigliano una preghiera nella speranza che serva….
E’ un ricordo che spetta ai vivi.
A trovare i morti sono i “cari” che riconoscono nei loro defunti una memoria ancora viva di insegnamenti.
E’ un momento sospeso tra il ricordo e la vita reale che sa trovare nel dolore nuova speranza.
Poi c’è il 4 novembre a ricordare il giorno dell’armistizio del 1918, la fine della Grande Guerra con i suoi 26 milioni di morti uccisi.
All’altare della Patria viene deposta una corona al “milite ignoto” a memoria dei tanti senza nome, tra i 26 milioni, uccisi dalla Grande Guerra: un sacrificio umano simbolo di un patriottismo mai sperato.
Mai memoria fu tanto dissacrante. Non sono morti a richiamare memoria per la vita.
Nello stesso giorno si aprono le caserme, l’orgoglio militare marcia in parata con i mezzi di morte, … le bandiere sventolano e l’incoscienza saluta e applaude.
Le parate militari sono una sublimazione della guerra, delle sue morti e devastazioni.
La vita va rispettata, onorata dentro un vissuto che accomuna la Vita ad ogni vivente.
Ancora oggi nel mondo ogni anno sono centinaia di migliaia i morti provocati dal persistere di guerre di dominio che vedono coinvolte oltre 40 nazioni.
Una sete inarrestabile di potere che giustifica distruzioni e morti richiamandosi alla “democrazia” propugnata e alimentata dai grandi interessi delle fabbriche della morte.
Nel 2016 la spesa militare mondiale è salita a 1.686 miliardi di dollari.
L’Italia fa la sua parte con oltre 23 miliardi di euro, mentre si è rifiutata di firmare il nuovo Trattato Onu di Proibizione delle Armi Nucleari.