Petizione europea per l’abolizione delle clausole ISDS nei trattati internazionali

Si vota a Strasburgo in questi giorni l’approvazione degli accordi tra l’Europa e Singapore sugli scambi commerciali e sulla protezione degli investitori esteri. E intanto è partita una campagna per chiedere l’abolizione delle clausole ISDS.

Mentre le preoccupazioni dei politici si stanno concentrando sui raggruppamenti e sulle coalizioni con cui scendere in campo in vista delle prossime votazioni europee, ben poco sappiamo sulle posizioni che verranno prese in merito alla politica da tenere nei riguardi dei temi essenziali su cui si gioca il futuro dei cittadini dell’unione europea, sia da parte degli euroscettici, che da parte degli europeisti.

Tra questi temi rientrano sicuramente gli accordi di liberalizzazione degli scambi commerciali, gli accordi di partenariato e le clausole di salvaguardia degli investimenti transnazionali che le multinazionali cercano di far includere nei trattati di questo tipo.

Ben vengano ovviamente l’abolizione dei dazi doganali, la liberalizzazione degli scambi commerciali, le norme a tutela dei produttori e dei consumatori; non sono queste le questioni che vengono contestate, ma le clausole inserite negli accordi che possono avere sostanziali ripercussioni e conseguenze sulla salvaguardia della salute, del lavoro, dell’educazione, dell’uguaglianza dei cittadini. stando a quanto abbiamo potuto verificare occupandoci dell’ormai famoso TTIP (Transatlantic Trade Investment Partnership), di cui tanto si è discusso e che l’UE ha cercato di ratificare con gli USA durante la presidenza Obama. Con l’avvento di Trump il TTIP è stato messo da parte, ma nel frattempo altri accordi simili sono stati portati avanti.

E’ il caso del CETA, accordo di libero scambio tra UE e Canada, ratificato dal parlamento europeo, che deve però venir approvato da ogni stato membro (in Italia non lo è ancora) ed è il caso dell’accordo con Singapore, in votazione ora a Strasburgo, che diventerà vincolante per tutti gli stati membri, se approvato.

La raccolta firme partita il 22 gennaio 2019 a livello europeo ad opera delle associazioni e delle organizzazioni che hanno promosso la campagna STOP-TTIP è a sostegno di una petizione rivolta alle autorità di Bruxelles in cui si chiede lo stralcio nei trattati di libero scambio di tutte clausole di salvaguardia degli investitori esteri (in pratica le multinazionali) nei confronti degli stati nazionali.

Da quando queste clausole sono state introdotte si è avuto un costante incremento delle cause intentate da parte di imprese transnazionali che hanno potuto ottenere grazie agli arbitrati rimborsi miliardari, sanciti al di fuori di ogni ordinamento legislativo internazionalmente riconosciuto (vedi il rapporto).

Considerata la colpevole negligenza che si può rilevare spesso nei contratti e nelle concessioni statali affidate ai privati a condizioni e patti assolutamente inadeguati, per non dire contrari, alla salvaguardia dell’interesse pubblico, si comprende come la questione sia di primaria importanza e come sia necessario che la cittadinanza si mobiliti di fronte alla condiscendenza dimostrata dall’amministratore europea nei confronti degli interessi privati.

In Europa le clausole ISDS (Investor-State Dispute Settlement) non possono essere applicate tra gli stati membri, mentre con l’approvazione del CETA e con l’approvazione dell’accordo di protezione degli investimenti con Singapore (separato dagli accordi di libero scambio) ciò sarà possibile.
Una evidente contraddizione che consentirebbe di pregiudicare i diritti dei cittadini e costituirebbe un precedente pericoloso sugli accordi da stringere in futuro.

La raccolta firme vuole impedire la proliferazione di arbitrati internazionali permessi dalle clausole ISDS che in parecchi casi () hanno già comportato esborsi miliardari ai governi nazionali contro i diritti delle popolazioni coinvolte.

Sono già mezzo milione le firme raccolte in Europa a pochi giorni dal lancio della campagna.
E’ possibile aderire a questo link.

(Paolo Burgio) 13/02/2019

Comments are closed.