GIORNATA DELLA TERRA 2016: la nuova Intifada e l’industria israeliana degli arresti
Sono 40 gli anni passati da quando i palestinesi proclamarono la Giornata della Terra.
1976 fu il primo e più cruento, 6 i palestinesi, sulla carta cittadini dell’entità sionista- Israele, che sono stati barbaramente uccisi.
Da allora e per tutti gli anni, scioperi e manifestazioni si sono susseguite come protesta e contro la confisca delle terre dei palestinesi. Nulla hanno potuto i palestinesi per impedire tale furto, oggi essi controllano a malapena il 12% del complessivo territorio della Palestina storica.
Anche stavolta la giornata della terra cade mentre è in corso una sollevazione, un’Intifada. L’attuale Intifada è, però, diversa da tutte le altre che l’hanno preceduta, essa è fuori controllo totale e i sionisti, stando alle loro dichiarazioni ufficiali, non sanno proprio come arginarla.
Molti elementi giocano in sfavore soprattutto dei giovani, che hanno deciso di prendersi la responsabilità della lotta e della resistenza in un momento triste della latitanza delle fazioni storiche palestinesi, non ultimo la presenza diffusa di collaborazionisti palestinesi: i servizi di “sicurezza” dell’ANP e gli opportunisti che ruotano attorno da essa.
Stavolta il nemico lo hanno anche in casa propria.
Con l’aumento delle incertezze e delle insicurezze, le forze sioniste e colonialiste mettono in mostra tutto il loro fascismo e odio verso i palestinesi.
La risposta ai banali atti di resistenza come l’uso dell’arma bianca di fronte ai soldati e cittadini sionisti armati di tutto punto, è di assassinio extra-giudiziario, di punizioni collettive con la demolizione delle case, le salate “multe” contro i familiari e gli arresti indiscriminati.
Quest’ultima pratica non solo si è intensificata ed estesa (basta scrivere qualsiasi cosa contro l’entità sionista sui social-network o inneggiare al BDS (Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni) per essere messi sotto accusa ed arrestati) ma comincia a riguardare i cittadini occidentali che si oppongono alle politiche sanguinarie israeliane.
In Francia basta indossare una maglietta con una scritta contro Israele o essere attivi nella Campagna BDS sono motivi di arresto.
In Inghilterra è allo studio una legge che vieta il boicottaggio di Israele nei campus universitari e non ci sorprende se tali pratiche verranno estese poi a tutti i paesi UE.
Dobbiamo registrare che da qualche anno l’arresto dei bambini palestinesi (anche di 5 anni) si è molto intensificato e tocca ormai migliaia di bambini all’anno. Intimidazioni, soldi e raccolta di informazione sono le ragioni che stanno dietro a questi arresti.
Di tutto questo e dell’Intifada, parleremmo con Aiman Hajj Yahia, palestinese degli interni, territorio ’48, ex prigioniero ed attivista in difesa dei prigionieri. Dal 2014 è vice-segretario del neo- nascente movimento Kefah (lotta).
Domenica, 3 April, 2016