Il canto di dolore in fuga dalla Libia
Tesfalidet Tesfom è morto il giorno dopo il suo sbarco a Pozzallo del 12 marzo 2018 dalla nave Proactiva della ong spagnola Open Arms. Ha lottato tra la vita e la morte all’ospedale maggiore di Modica, e nel suo portafogli sono state ritrovate due poesie scritte di suo pugno nella sua lingua madre: il tigrino.
Tesfalidet, detto Segen, scappava dalla leva obbligatoria e senza fine della dittatura eritrea. Ha attraversato la Libia e lì, nel centro di detenzione di Bani-Walid, ha cominciato a morire.
Amici sopravvissuti hanno raccontato di violenze, dell’impossibilità di lavarsi e della scarsità di cibo.
E’ morto perché denutrito e malato di tubercolosi in stato avanzato.
La sua storia racconta tutto quello che dobbiamo sapere sulle ipocrisie delle politiche migratorie italiane ed europee.
Una delle due poesie.
Non ti allarmare fratello mio
Non ti allarmare fratello mio, dimmi, non sono forse tuo fratello?
Perché non chiedi notizie di me?
È davvero così bello vivere da soli,
se dimentichi tuo fratello al momento del bisogno?
Cerco vostre notizie e mi sento soffocare
non riesco a fare neanche chiamate perse,
chiedo aiuto,
la vita con i suoi problemi provvisori
mi pesa troppo.
Ti prego fratello, prova a comprendermi,
chiedo a te perché sei mio fratello,
ti prego aiutami,
perché non chiedi notizie di me, non sono forse tuo fratello?
Nessuno mi aiuta,
e neanche mi consola,
si può essere provati dalla difficoltà,
ma dimenticarsi del proprio fratello non fa onore,
il tempo vola con i suoi rimpianti,
io non ti odio,
ma è sempre meglio avere un fratello.
No, non dirmi che hai scelto la solitudine,
se esisti e perché ci sei con le tue false promesse,
mentre io ti cerco sempre,
saresti stato così crudele se fossimo stati figli dello stesso sangue?
Ora non ho nulla,
perché in questa vita nulla ho trovato,
se porto pazienza non significa che sono sazio
perché chiunque avrà la sua ricompensa,
io e te fratello ne usciremo vittoriosi affidandoci a Dio.
Tesfalidet Tesfom a bordo della OpenArms