Il Parlamento europeo per il Reddito Minimo Garantito
Il 19 gennaio 2017 il Parlamento europeo ha approvato una importante Risoluzione, si tratta di un Documento nel quale si insiste sugli effetti disgreganti ed iniqui, non coerenti con i valori e gli obiettivi dei Trattati, delle politiche di austerity imposte nel quadro della governance economica europea.
Si mettono in evidenza senza esitazioni le «crescenti frustrazioni e preoccupazioni di molte persone riguardo alle prospettive di vita incerte, alla disoccupazione, alle disuguaglianze crescenti ed alla mancanza di opportunità, in particolare per i giovani».
Si cerca di dare finalmente concretezza ed effettività alle disposizioni della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, meglio conosciuta come “Carta di Nizza” che compendia le tutele essenziali derivanti dal (migliore) patrimonio costituzionale dei Paesi membri.
Un ruolo centrale nella Risoluzione lo gioca il Reddito Minimo Garantito (RMG) come strumento di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale ma più in generale come strumento di piena e libera partecipazione dell’individuo alla realtà sociale e produttiva cui appartiene.
Tra i diversi passaggi il più incisivo è al punto 15 in cui si dubita dell’idoneità di tanti sistemi nazionali nell’offrire forme credibili di RMG e chiede di intervenire con urgenza:
«mette in evidenza l’importanza di regimi adeguati di reddito minimo per preservare la dignità umana e lottare contro la povertà e l’esclusione sociale, così come il loro ruolo, quale forma di investimento sociale che consente alle persone di partecipare alla società e intraprendere percorsi di formazione e/o la ricerca di un lavoro; invita la Commissione e gli Stati membri a valutare i regimi di reddito minimo nell’Unione europea, anche esaminando se tali regimi consentano alle famiglie di soddisfare le loro esigenze; invita la Commissione e gli Stati membri a valutare su tale base le modalità e gli strumenti per fornire redditi minimi adeguati in tutti gli Stati membri e a esaminare i possibili interventi successivi a sostegno della convergenza sociale nell’Unione, tenendo conto delle condizioni economiche e sociali di ciascun paese e delle pratiche e tradizioni nazionali».
In Italia dove in pochi anni si è raddoppiato il numero dei poveri assoluti e relativi si lascia che vite, ridotte in estrema precarietà, non sia loro consentita un’opportunità di scelta e di partecipazione attiva alla realtà “sociale, culturale e democratica”.