Il clima che cambia – cambiamo il clima
Una lettura particolare di una bella serata passata in compagnia di giovani protagonisti della “Marcia per i cambiamenti climatici”
Un clima caldo
Ieri sera, durante l’appassionato incontro sui cambiamenti climatici, si sono rivelate molte delle contraddizioni che spesso vengono giustificate a difesa della rinuncia a lottare per i cambiamenti climatici: il benessere privato.
Con il video “Punto di non ritorno” della National Geographic, la Natura si è svelata nella sua grande bellezza ma anche nella sua preoccupante e terribile dissolvenza.
Vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=SoCtp4QF7_o
Le ragioni perché ogni persona si metta in marcia per la difesa della Natura e della Vita, sono molte e imprescindibili come l’evidenza dei disastri che la deturpano e la infiammano fino a farla esplodere.
L’uomo, le persone che abitano Madre Terra si “accusano” per sviluppare una supremazia, un’egemonia arrogante e prepotente … ma nulla sembra poter fermare il disastro che incombe al futuro prossimo.
Non c’è più tempo
Rivolta alle Istituzioni Greta Thunberg ha mostrato il proprio giovane corpo e ha lanciato un atto di accusa per mancata responsabilità politica per la difesa della Natura.
Loro hanno applaudito, … hanno ringraziato … ma il loro problema è la “crescita necessaria” esasperante, indispensabile, invasiva sull’intero Pianeta e sugli “altri” che lo abitano e lo vivono.
Una necessità a mantenere gli squilibri tra i più ricchi e i più poveri, tra le miserie e gli sprechi; tra le guerre “necessarie” e le devastazioni “collaterali“, tra le tirannie e le muraglie impenetrabili; …
Il clima è di guerra … non c’è più tempo!
Le strade e le piazze del mondo, dopo gli appelli della giovane Greta, si sono moltiplicate, riempite di giovani che rilanciano le accuse e proclamano l’urgenza del futuro che incombe.
Il tempo è loro, dicono gli “anziani” … mentre il loro sembra ormai inerte nella speranza sedata, indifferente.
Accusano i giovani di non essere qui a lottare per loro.
I giovani, figli “creati” ad immagine e somiglianza, se ne sono andati, non sono più qui, si sono dispersi negli spazi della precarietà diffusa.
Il mondo degli “anziani” piange la loro miseria ma loro, gli anziani, sono “dentro“, mentre i giovani sono “fuori“.
Ieri sera Alessandro e Maria Marta, hanno spiegato la realtà del mondo che c’è, in cui si vive;
hanno spiegato il clima che si diffonde tra le persone ormai slegate dalla Natura, dalla Vita;
hanno spiegato che ora è il tempo di ricomporre la visione del mondo disperso tra disuguaglianze, devastazioni e privatizzazioni, accogliendo la Natura come dimensione universale dell’essere pensante integrale.
C’è la necessità di riprendere una visione olistica della Vita, la necessità di ricomporre i frammenti e le specificità diffuse e disperse che separano l’interesse comune di difesa del patrimonio universale, del primato della Vita: la ricerca di un “Clima” di comprensione e condivisione delle diversità che ci appartengono.
Una diversa coscienza, una diversa cultura delle cose che si vuole ci appartengono e che spesso ci vincolano a una dimensione di sé incapace di nuova speranza, di nuova energia.
Noi siamo il “sistema”, noi siamo l’origine e la fine che separano i corpi dalle “anime”.
Un mondo alla rovescia
Di fronte a loro, alle loro argomentazioni, gli “anziani” si sono ribellati, hanno preteso di essere considerati per le loro esperienze, di essere riconosciuti come “padri”.
Ma la realtà è un’altra: la decomposizione del processo naturale, la dispersione e disgregazione dei saperi e delle coscienze.
Non c’è più tempo, occorre cambiare il paradigma, l’idea della crescita infinita, del privato benessere che lede il diritto di altri.
Noi, i giovani, siamo nelle piazze del mondo a cogliere la dimensione universale della Vita, a ridefinire i rapporti con la Natura, le necessità e i desideri privati, la collettività come dimensione delle conoscenze e delle competenze, … ad assumerci la responsabilità delle “piccole” pratiche per manifestare insieme la forza reale del possibile cambiamento.
Ora, noi siamo loro: non c’è più tempo, la loro speranza è la nostra, il loro futuro è il nostro, non ci resta che credere e vivere la nuova dimensione con loro.
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